Unzione degli Infermi

La celebrazione comunitaria è fissata nel mese di ottobre, dedicato ai nonni, di solito il 2 festa degli Angeli custodi.

UNZIONE E CURA PASTORALE DEGLI INFERMI

Un dono speciale di grazia

La Chiesa, sacramento universale di salvezza, in virtù del mistero della morte di Cristo, offre ai credenti, quando il loro stato di salute risulta seriamente compromesso per malattia o vecchiaia, un segno particolare del suo amore misericordioso, un dono speciale di grazia: è il sacramento dell’ Unzione degli infermi.

Il Sacramento dell’Unzione

Il sacramento vuol essere rimedio del corpo e dello spirito per ogni cristiano posto in serio pericolo di vita.

I due elementi – corporale e spirituale – sempre per loro natura connessi, vanno tenuti presenti se si vuole comprendere il segno e la grazia sacramentale dell’ Unzione degli Infermi. La malattia fisica, infatti, aggrava la fragilità spirituale propria di ogni cristiano e potrebbe portarlo, senza una speciale grazia del Signore, alla chiusura egoistica in sé stesso, alla ribellione contro la provvidenza e alla disperazione.

L’impegno per la vita

Rientra nel piano stesso di Dio e della sua provvidenza che l’ uomo lotti con tutte le sue forze contro la malattia e si adoperi per conservarsi in salute. Anche i medici e quanti sono addetti al servizio degli infermi, non devono lasciar nulla di quanto può esser fatto, tentato, sperimentato per recare sollievo al corpo e allo spirito di chi soffre. Le stesse premure verso gli infermi si possono considerare come preparazione all’annuncio del Vangelo e partecipazione al mistero di Cristo che conforta i malati.

A questo proposito è opportuno sottolineare come la Chiesa abbia sempre tenuto in grande considerazione le opere caritative che pongono i sofferenti al centro della loro attenzione.

La sollecitudine della Chiesa per i malati

Nella sollecitudine della Chiesa occupano un posto specialissimo i fratelli e le sorelle che a motivo della malattia sono più intimamente associati al mistero della passione di Cristo.

La famiglia parrocchiale, consapevole di quanto ha detto il Signore: “Ero malato e mi avete visitato … ogni volta che avete fatto queste cose ai miei fratelli più piccoli le avete fatte a me” (Mt 25,36.40), esprimerà la sua sollecitudine attraverso una pastorale degli infermi, che sia parte integrante del progetto pastorale parrocchiale.

La catechesi

La catechesi dovrà svolgersi in due direzioni: con tutta la comunità locale e con il malato stesso. L’una e l’altra vanno portate avanti con assiduità. Occasione propizia per la catechesi comunitaria può essere offerta dalle letture evangeliche domenicali che riportano la guarigione dei malati che ricorrevano a Gesù con fede. Questa catechesi può essere integrata in occasioni in cui la comunità è sensibilizzata al problema dei fratelli sofferenti vicini e lontani, che patiscono e muoiono nell’abbandono e nella solitudine. Il cristiano sappia che è anche chiamato a completare nella sua carne quello che ancora manca ai patimenti di Cristo nel suo corpo che è la Chiesa, per la salvezza del mondo.

Educarci a chiedere l’Unzione

Si abbia cura di educare i fedeli a chiedere essi stessi l’ Unzione e quando ancora le condizioni mentali e fisiche consentono di avvicinarsi con fede e fiducia al sacramento. E’ da superare la pessima abitudine di aspettare gli ultimi istanti di vita, quando il malato si trova in stato di incoscienza annullando così i frutti di questo sacramento pasquale e la grazia dello Spirito Santo. Dalla forza di questo sacramento, infatti, tutto l’uomo riceve aiuto per la sua salvezza, si sente rinfrancato dalla fiducia nel Dio della vita e ottiene forze nuove contro le tentazioni del maligno e l’ansietà della morte. E’ da ricordare che il sacramento, se necessario, dona il perdono dei peccati, porta a termine il cammino penitenziale del cristiano e protende verso il regno futuro di cui è pegno e promessa.

Viatico ai moribondi

Nel passaggio da questa all’altra vita, il Viatico del Corpo e Sangue di Cristo fortifica il fedele e lo munisce del pegno della risurrezione secondo le parole del Signore “chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6,54).

Tutti i fedeli che, per qualsiasi causa si trovano in pericolo di morte sono tenuti a ricevere la Santa Comunione e i pastori devono vigilare perché non venga differita l’amministrazione di questo Sacramento.

Il Viatico si riceva, se possibile, durante la Messa, in modo che l’ infermo possa fare la Comunione sotto le due specie: la Comunione in forma di Viatico è infatti un segno speciale della partecipazione al mistero celebrato nel sacrificio della Messa, cioè al mistero della morte del Signore e del suo passaggio al Padre.

Cura pastorale dei moribondi

Con discrezione nella preghiera

Nel tempo successivo all’Unzione e/o al Viatico, il ministro o la persona incaricata della cura pastorale degli infermi, continui a seguire ed aiutare con la preghiera il malato, circondandolo delle premure di cui ha bisogno. Sarà anche un’occasione per approfondire in una visione di fede il senso della sofferenza e soprattutto della morte. Tuttavia non si dimentichi l’estrema delicatezza della situazione dei malati e dei familiari. La presenza pastorale non vada mai oltre i limiti della discrezione e dell’ aiuto richiesto.

Una scuola per la comunità

L’ esperienza vissuta nella celebrazione del sacramento dell’Unzione dovrà aiutare la comunità cristiana a manifestare un amore privilegiato verso i fratelli che soffrono, ad approfondire il valore redentivo della sofferenza in unione alla passione di Cristo, a testimoniare la grandezza del valore della vita e della salute, a offrire una speranza credibile a chi vede aprirsi davanti a sé la porte dell’ eternità.

SUGGERIMENTI E NORME

Per la preparazione

A chi si deve dare l’Unzione

L’Unzione si deve dare a quei fedeli il cui stato di salute risulta seriamente compromesso per malattia o vecchiaia. Per valutare la gravità del male, è sufficiente un giudizio prudente o probabile senza inutili ansietà.

In particolare le situazioni contemplate dal rito sono le seguenti: tutti prima di un’operazione chirurgica a causa di un male pericoloso; gli anziani per l’indebolimento accentuato delle loro forze; i bambini quando abbiano raggiunto un uso sufficiente di ragione e rientrino nella situazione citata come grave; i malati gravi che si trovano in stato di incoscienza e che, come credenti, avrebbero richiesto l’Unzione. Non ha senso, invece, l’amministrazione del sacramento a persone che sono già decedute. Così come è riprovata la consuetudine di amministrare il sacramento indiscriminatamente a coloro che hanno superato una certa età.

I cooperatori nella cura pastorale degli infermi

Ogni parrocchia abbia un gruppo di persone che, per la loro sensibilità e disponibilità, curino stabilmente la pastorale degli infermi.

Il parroco e i suoi collaboratori si prenderanno cura dei malati, visitandoli (Primi venerdì), aiutandoli nelle loro necessità e confortandoli nel Signore con la Parola e i Sacramenti della fede.

Si abbia cura di formare sia con la catechesi che con altri elementi adatti (ad es. principi della psicologia del malato, della comunicazione, della spiritualità…) i cooperatori della pastorale degli infermi.

Dove è possibile, i cooperatori nella cura pastorale degli infermi portino ai malati loro affidati la Comunione eucaristica, come ministri straordinari, specialmente la domenica e partendo possibilmente dalla Messa parrocchiale.

Per la celebrazione

La Chiesa è presente a ogni suo fedele nella malattia e nel momento supremo del passaggio dalla vita terrena a quella celeste per confortarlo con la speranza beata, per sostenerlo ed eventualmente per presentarlo alla misericordia di Dio. Tale assistenza orante è assicurata dalla celebrazione comunitaria del sacramento della santa Unzione con la presenza soprattutto dei familiari e conoscenti. Anche quando viene fatta nella casa del malato, la celebrazione del sacramento abbia sempre possibilmente un carattere comunitario, che coinvolga almeno i familiari e quanti assistono l’infermo.

L’esperienza vissuta nell’amministrazione del sacramento dell’Unzione deve portare la comunità: a manifestare maggiormente il suo amore verso i fratelli che soffrono; ad approfondire il significato e il valore particolare della sofferenza come mezzo di purificazione, santificazione e vera adesione alla sofferenza di Cristo; ad annunciare che i malati hanno una preziosa missione e un’efficace testimonianza da offrire.

Celebrazione partecipata e significativa

La celebrazione sia accuratamente predisposta, si presenti semplice e dignitosa insieme; vi partecipi, se fatta a domicilio, per quanto è possibile, la famiglia dell’infermo.

Si faccia in modo che i segni e i riti della celebrazione siano veri e significativi: dall’ aspersione iniziale dell’ acqua benedetta in riferimento al Battesimo, all’ imposizione silenziosa delle mani sul capo dell’infermo, all’ unzione sacramentale sulla fronte e sulle mani.

Spetta al ministro del sacramento informarsi sulle condizioni dell’infermo, scegliere i testi biblici e le orazioni per la celebrazione, chiedendo la partecipazione del malato e dei familiari e tenendo conto dello stato della persona inferma e del luogo in cui si trova (casa, ospedale). La prudenza e la saggezza pastorale dovrebbero condurre a valutare prima la necessità e l’opportunità di una solida catechesi sul sacramento che ne evidenzi la finalità e i contenuti. Il sacramento è reiterabile qualora il malato guarisca dalla malattia durante la quale ha ricevuto l’Unzione o se, nel corso della stessa malattia, si constata un aggravamento.

L’Unzione a chi è in stato di incoscienza oppure è spirato

L’Unzione può essere data anche a un malato in stato di incoscienza, purché si abbiano elementi per supporre che lo avrebbe accettato. Non sia invece amministrato a chi si ritiene che, anche se potesse, non richiederebbe né vorrebbe il sacramento. In questo caso il sacerdote può pregare per l’infermo insieme ai parenti e invocare il sollievo e la misericordia di Dio.

A chi è spirato non si dia l’Unzione. Nei casi dubbi l’Unzione può esser data, ma si suggerisce una certa cautela affinché il sacramento non si riduca e non appaia una mera formalità o un gesto magico per assicurare un passaggio felice nell’al di là.

La celebrazione comunitaria

E’ da raccomandare vivamente la celebrazione comunitaria dell’ Unzione, prevista, con o senza Messa, in giornate dedicate agli infermi.

Dopo un’opportuna catechesi è bene proporre, nelle parrocchie, o ove più opportuno a livello di Foranie, una o più celebrazioni comunitarie del sacramento dell’Unzione nel corso dell’Anno liturgico, privilegiando soprattutto il tempo di Avvento e di Pasqua, con la possibilità di inserirle nella Santa Messa: in Avvento, affinché sia colto l’aspetto della vigilanza e dell’attesa del Signore Gesù come atteggiamento del credente; nel tempo pasquale perché maggiormente si evidenzi in modo particolare il mistero della risurrezione, la potenza liberatrice di Cristo Signore con il dono del suo Spirito Consolatore.

Queste celebrazioni serviranno a correggere a poco a poco l’idea che ancora si ha del sacramento, come se fosse destinato ai soli moribondi e favoriranno una partecipazione serena e raccolta in chiara testimonianza di fede.

E’ opportuno che a questa celebrazione partecipino, insieme alla comunità e agli operatori pastorali, anche i familiari e gli amici degli infermi.

Nelle celebrazioni comunitarie, (si faccia attenzione tuttavia a non ridurla ad una celebrazione per tutti gli anziani) Si faccia attenzione tuttavia a non ridurla ad una celebrazione per tutti gli anziani. onde evitare un accesso indiscriminato al sacramento, è necessario che le persone interessate manifestino il loro desiderio prima della celebrazione, così che il parroco, o i sacerdoti che preparano le celebrazioni diocesane, possano esercitare un adeguato discernimento.

Per l’ammissione al sacramento della santa Unzione delle persone in situazione matrimoniale irregolare vale, tranne che in pericolo di morte, la stessa normativa indicata per l’assoluzione sacramentale e l’ammissione alla Comunione eucaristica.

La celebrazione della santa Unzione avvenga secondo le indicazioni del Rituale Romano sul sacramento dell’Unzione degli infermi (1974).

Il Viatico

In caso di pericolo prossimo si dia prontamente all’infermo, insieme all’ Unzione, anche il Viatico, in modo che nel suo passaggio da questa all’altra vita, rinvigorito dal Corpo di Cristo abbia il sostegno e il conforto del pegno della risurrezione.

Insieme al sacramento della santa Unzione, la cura pastorale dei malati si preoccuperà di offrire al malato grave o moribondo anche la grazia del “Viatico”, da ricevere, se possibile, durante una celebrazione dell’Eucaristia, sotto le due specie. Ministri sono il parroco, il vicario parrocchiale, il cappellano di ospedale e il superiore di una comunità religiosa clericale. In caso di necessità, ministro del Viatico può essere anche qualsiasi sacerdote o altro ministro della Comunione eucaristica.

La raccomandazione dell’anima

Al momento del trapasso, il ministro o qualcuno dei familiari inviti i presenti alla preghiera per la raccomandazione dell’ anima.

Riferimenti

Sacramento dell’unzione e cura pastorale degli infermi

CEI, Evangelizzazione e unzione degli infermi

Codice di Diritto Canonico

Lascia un commento