Martedì V sett. di quaresima Gv 8, 21-30 ✝️

“…quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, conoscerete che Io sono…”.

Siamo ai saluti, ai titoli di coda. “Io me ne vado”, dirà Gesù ai discepoli alquanto distratti, invitandoli a percepire ciò che accadrà di lì a poco.

Il suo andarsene – Gesù non dirà mai “io muoio” – è carico di significati: per noi è la sua morte, per lui è il dono della propria vita, per il Padre è la pienezza della sua missione.

E poiché grava una fitta nebbia sui discepoli, Gesù dice: “voi siete di quaggiù, io sono di lassù”. È invito a chiarezza, ma sembra parlare a sordi.

Oggi nessuno mette in dubbio la statura morale di Gesù, ma, come al tempo dei Farisei suoi contemporanei, si fatica a fare il salto dall’uomo al Figlio di Dio.

Una vera conoscenza di lui si avrà “quando avrete innalzato il figlio dell’uomo…”. Dove c’è una croce lì abita Dio perché la croce è la concretezza di un Amore senza fine.

“E lì conoscerete che io sono”. Non lo riconosceremo nella gloria, tra angeli e incensi, ma sul patibolo. E in croce Gesù e il Padre diventano una cosa sola.

È strano… ci si lamenta di un Dio lontano, e quando diventa carne lo si rifiuta. Lo si vorrebbe tangibile, ma se si fa tale pare fin troppo fragile.

Lo riconosceremo sulla croce!